Le Cicatrici possono influenzare la postura e la funzione: presentazione di un caso clinico.

Trattamento riabilitativo completo con:  taping kinesiologico, massaggio trasverso profondo, cupping therapy, crochetage. (marzo 2013)

A cura : prof. Rosario Bellia

– Docente di taping kinesiologico presso Università  Statale di Palermo e di Napoli

– Fisioterapista della  nazionale  italiana della F.I.H.P.

– Presidente dell’Associazione Italiana Taping Kinesiologico

 

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a)   Presentazione del caso 

                                    

Paziente  di 32 anni presenta una cicatrice orizzontale nella zona
addominale sopra l’ombelico di circa 35 cm. , da postumi di intervento chirurgico al quale è stato sottoposto a tre settimane dalla nascita  per  l’asportazione di un neuroblastoma.  Il neuroblastoma neonatale è un tumore che ha origine dalle cellule del sistema nervoso autonomo, cioè quell’insieme di strutture (fibre nervose, cellule nervose raggruppate che formano i cosiddetti gangli e cellule simili a quelle nervose che si trovano all’interno della ghiandola surrenale) che controlla alcune funzioni involontarie come il battito cardiaco, la respirazione, la digestione eccetera. In particolare nel termine neuroblastoma, “neuro” indica che il tumore si sviluppa nei nervi e “blastoma” indica invece che vengono coinvolte cellule immature o in via di sviluppo.

L’andamento post operatorio del nostro paziente è stato risolutivo e senza sintomi fino all’età di 10 anni, quando invece il paziente è stato ricoverato d’urgenza con diagnosi di “occlusione intestinale”. Sottoposto ad intervento chirurgico sono state asportate delle aderenze cicatriziali del primo intervento nel periodo neonatale.

 

Profilo clinico

Dall’età di venti anni ha evidenziato una disfunzione posturale con un quadro sintomatologico complesso, che persiste:

a)    Algia del tratto lombare: si apprezza una contrattura dei paravertebrali della zona lombare di destra

b)    Irradiazione del dolore nella zona del tensore della fascia lata e verso gli adduttori

c)    Dolore nella zona del collaterale esterno

d)    Il paziente evidenzia un problema di respirazione molto superfiale per blocco diaframmatico

e)    Dal punto di vista emotivo è molto “apprensivo” verso il suo stato disfunzionale.

Diagnosi

La cicatrice presenta delle zona di “accollamento”, che interferiscono in maniera molto importante sulla postura creando un quadro di sovraccarico funzionale alla colonna vertebrale e alla zona coxo-femorale.

Abbiamo osservato a livello del ginocchio destro una notevole rotazione esterna della tibia con evidente “strabismo rotuleo” per medializzazione.

b)            Generalità sulle cicatrici e sulle patologie correlate

Le cicatrici, di per sé, non rientrano nella categoria delle patologie. Tuttavia, se dotate di determinate caratteristiche, esse possono diventare fonte di alterazioni posturali, di dolori, di disagi organici o respiratori,  dunque fonte di patologie.

La loro “reattività”  può essere valutata con test chinesiologico di forza, per stabilire il grado di coinvolgimento negativo all’interno del sistema organico.

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Sotto la voce generica di cicatrici vengono inclusi: interventi chirurgici, ferite, abrasioni profonde, ustioni, tatuaggi.

Tutto ciò che altera lo stato della pelle  e la sua integrità, spesso il tessuto cicatriziale crea aderenze sottocutanee, perdita di elasticità (cheloidi), oltre a trazione meccanica sul tessuto circostante (pelle, muscolo, organi interni,ecc.).

Da quanto sopra esposto si possono classificare le seguenti conseguenze:

a) Danno meccanico (elasticità);

b) Danno energetico (blocco energetico).

 

La cicatrice chirurgica  del nostro paziente è di discrete dimensioni, con superficie  ricoperta da sottili cheloidi, che in alcuni punti risultano “accollati” ai piani profondi del sottocute.

L’estensione della colonna vertebrale provoca un “infossamento” della cicatrice nella porzione mediale ai lati dell’ombelico; ciò sta ad indicare che il tessuto non ha la giusta elasticità in fase di estensione per “ancoraggio” profondo della cicatrice.

 

c)          Screening test:

esame posturale completo

  

1)visione frontale:  pronazione del piede dx, lieve dismetria arti inferiori (destro più corto); spostamento dell’asse di  carico verso dx. Torsione del bacino dx avanti. Nel complesso la colonna vertebrale è ben compensata. Ginocchio dx con evidente torsione in intrarotazione di origine costituzionale.

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2) visione laterale: rettilinearizzazione della lordosi lombare, asse di carico retro posto (verticale di Barrel).

3)visione posteriore: varismo delle ginocchia più marcato a destra, scapole alate e dismetriche.

  • Osservazione della cute e valutazione dei cheloidi

Il paziente presenta una  cicatrice estesa: nella zona mediale dell’addome sopra l’ombelico in direzione parallela alla cupola diaframmatica di circa 35 cm. di lunghezza.

La zona della cicatrice che risulta più importante è quella che va dall’ombelico verso alla zona sinistra dell’addome. Questa zona della cicatrice limita i movimenti del tronco  in torsione ed estensione, quindi con chiara ripercussione posturale. Per questo motivo, si sceglie di concentrare il lavoro di “scollamento” in modo particolare su questa porzione anatomica.

 

d)   Descrizione del protocollo riabilitativo: 

  1. 1.    massaggio trasverso  profondo (MTP o Cyriax)

Questo massaggio consente di:

a)    mantenere la mobilità dei tessuti salvaguardando il movimento fisiologico,  evitando la formazione di cross-links tra le varie fibrille. Le fibrille di collagene che si formano durante il periodo del trattamento si sviluppano in modo corretto e più aderente alle necessità funzionali dell’organismo;

b)    produrre iperemia locale per diminuire il dolore e regolare il flusso di substrati e metaboliti;

c)    orientare le fibre di collagene nel modo più idoneo per resistere agli stress di natura meccanica;

d)    stimolare i meccano recettori per inibire i messaggi afferenti nocicettivi (teoria del Gate Control).

 

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Con questa tecnica si riesce ad evitare che, nel tessuto fibroso leso, possa generarsi una infiammazione che si auto-perpetua. Quindi, lo scopo della suddetta tecnica è aiutare la formazione di una cicatrizzazione  funzionale. Individuato il punto da trattare, si esegue il massaggio, che va praticato con la punta di un dito, solitamente il dito indice rinforzato dal medio, effettuando un movimento di va e vieni che deve avvenire sempre in senso trasversale all’orientamento delle fibre della struttura anatomica lesa, senza provocare frizioni sulla cute. E’ necessario pinzare la cute nella zona dei cheloidi e cercare di mobilizzare il sottocute con movimenti contrapposti delle mani. Si sceglie di praticare questa tecnica per prima, in modo da preparare la zona da trattare con una buona viscosità tissutale e iperemia per il proseguo del trattamento. 

2)    cupping therapy

meccanismo d’azione

La tecnica consiste nel creare un vacuo all’interno di un serbatoio (vetro, bambù, bachelite o plastica) appoggiato sulla pelle, che attira il tessuto superficiale, favorendo lo smaltimento delle tossine e dei liquidi in esubero. E’ stato dimostrato che il corpo viene interessato fino a quattro pollici di spessore dei tessuti, generando i seguenti effetti:

a) iperematizzazione locale anche per più giorni

b) effetti riflessi su organi distanti

c) mobilizzazione del tessuto connettivo subdermico

d) liberazione dei vasi linfatici “schiacciati”

e) mobilizzazione delle tossine e dei liquidi eccedenti

f) aumento del metabolismo e  miglioramento del rifornimento di ossigeno

g) Stimolazione del sistema immunitario e dei processi di riassorbimento nella pelle necessari per l’eliminazione delle tossine dai tessuti connettivali.

 

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La coppettazione è in grado, attraverso diversi meccanismi, di esplicare differenti azioni. Essa può:

  1. influenzare direttamente in sede un connettivo alterato: cicatrici, disturbi dell’irrorazione locale, ecc.;
  2. mettere in movimenti meccanismi generali di regolazione dinamica del circolo sanguigno. Il connettivo sottocutaneo e’ molto ricco di sottili vasi sanguigni che, per costrizione o per dilatazione, possono considerevolmente variare il proprio contenuto in sangue. Ogni applicazione con la tecnica della coppettazione provoca un evidente e duraturo arrossamento cutaneo, quale espressione di una dilatazione dei vasi sanguigni cutanei e, con ciò, una contemporanea sensazione locale di calore.
  3. Per mezzo di modificazioni dell’irrorazione sanguigna, la mobilizzazione meccanica e il massaggio con le coppette del tessuto connettivo sottocutaneo possono influenzare la reazione chimica tissutale (pH) e, quindi, la capacita locale o generale del tessuto connettivo a trattenere acqua.

Attraverso diverse vie, la coppettazione, può stimolare impulsi nervosi e, per mezzo di riflessi il cui arco si chiude nel sistema nervoso centrale, può provocare reazione anche in organi molto lontani.
In queste azioni nervose dobbiamo distinguere una componente generale (vale a dire interessamento di tutto il corpo), e processi riflessi, localmente più delimitati.

E’ stata utilizzata una modalità di coppette in movimento per ridurre al minimo il rischio di procurare ecchimosi, una delle controindicazioni più frequenti di questa tecnica. La sensazione, sia visiva che quella riferita dalla paziente, è stata indubbiamente ottima.

3)           Crochetage

Il tessuto connettivo fibroso rappresenta il 60% della massa corporea.

Con tante diversificazioni, le cellule specializzate costituiscono un’unica Fascia, formando  un labirinto che pervade tutto l’organismo creando delle intime connessioni fra i vari distretti corporei.

 

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Questa rete fasciale deve rimanere sempre libera nei movimenti.

Una tensione in un punto di blocco influisce su tutta la fascia.

L’azione di una contrattura muscolare dà aderenza tissutale della componente fibrosa. La liberazione per effetto meccanico semplice è preferibile.

Il crochetage morbido  permette di togliere senza dolore il blocco biomeccanico per ritrovare lo schema primario, grazie alla forma e alla consistenza degli attrezzi utilizzati.

La trazione del gancio morbida provocherà la liberazione delle aderenze nelle zone della fibromiosite. Nel caso di cicatrici, si utilizza questa metodica, per scollare la parte rigida dei cheloidi, con risultati straordinari di scollamento delle aderenze cicatriziali.

Si può utilizzare anche “sfregando”, con leggera pressione, la porzione convessa dell’attrezzo in modo longitudinale rispetto alle fibre muscolari, con azione di “sbrigliamento” muscolare classico (pialla).

Interessante la possibilità prospettata di allontanamento di eventuale “nodosità” tissutale dalla zona dove sono presenti terminazioni nervose, che generano il dolore, con risultato immediato di miglioramento del sintomo.

Il trattamento si applica avvalendosi di uno speciale arsenale terapeutico ideato ed ottimizzato per la metodica.

E’ stata utilizzata, nel caso specifico, una tecnica non ”invasiva”con manualità morbida e con azione di scollamento graduale. I risultati sono stati buoni e senza procurare ecchimosi.

4)           Sblocco diaframmatico manuale

Il diaframma si ancora con i suoi pilastri a livello delle vertebre lombari, di conseguenza un diaframma bloccato e sofferente è sinonimo di problemi e dolori alla schiena, inoltre, una ipofunzione del diaframma porta ad un iper lavoro dei muscoli accessori della respirazione (muscoli cervicali, torace e spalle), i quali per eccesso di sollecitazione andranno incontro anche essi a retrazioni e daranno origine a disfunzioni.

Il nostro paziente presentava una respirazione molto superficiale ed un ipomobilità cervicale specie in estensione per retrazione del “tendine centrale”. E’ stato sottoposto a sblocco manuale del diaframma e a trazione della lingua. Dopo questi trattamenti ha riferito di un miglioramento notevole della respirazione e della postura del tronco.

La catena cervico-toraco-addomino-pelvica (in osteopatia  chiamata anche tendine centrale),  è un sistema fasciale più  profondo costituito da tendini e legamenti che collegano la base  del cranio al diaframma e alla pelvi.
Dalla base del cranio questo sistema profondo, si inserisce  tramite l’aponeurosi faringea sull’osso ioide e da esso discende  con le aponeurosi cervicali medie, profonde e con le guaine  viscerali, fino al sacco pericardico. Quest’ultimo è collegato da  legamenti a sterno, diaframma e colonna vertebrale.
Il diaframma assicura la continuità del sistema fasciale profondo  tra il torace e l’addome, con collegamenti a livello peritoneale,  vasculo nervoso e pelvico – arti inferiori.  Il tendine centrale è connesso al rachide nella sua parte
superiore fino a D4 e inferiormente da L2; la fascia funziona come la corda di un arco, tendendo la zona da D5 a L1, cifotizzandola e rendendo solidali le due lordosi, cervicale e lombare.

 

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5)           taping kinesiologico

La superficie corporea coperta dal taping kinesiologico, in modalità decompressiva forma convoluzioni nella pelle che aumentano lo spazio interstiziale e, riducendo la pressione, permettono al sistema linfatico e sanguigno di drenare liberamente i fluidi. Si viene così a creare un “volano” di azioni che permettono al corpo di auto guarirsi biomeccanicamente.

Nel nostro caso è stato applicato il taping kinesiologico  con due traiettorie:

a)    tecnica decompressiva ad I con “sciancratura” nella zona dell’ombelico per evitare di coprirlo. Questa traiettoria ha una buona azione di scollamento unidirezionale.

b)    Tecnica mobilizzante ad I  a “trazione contrapposta”. Questa traiettoria ha un obiettivo più mobilizzante della cicatrice e dei  tessuti sottocutanei.

c)    Tecnica di correzione funzionale della rotula ad “Y”.

d)    Tecnica di correzione meccanica ad I sul tensore della fascia lata per migliorare la postura del ginocchio.

Con questa tecnica si è continuato l’effetto di mobilizzazione del trattamento per altri 5 giorni, poiché il nastro viene rimosso al quinto giorno.

     

 

 

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e)   conclusioni e considerazioni

Dopo aver fatto un’analisi funzionale iniziale si è proceduto per cercare di “scollare” la cicatrice nelle zone dove risultava retraente.

Il programma riabilitativo adottato ha consentito un indubbio miglioramento a carico della funzionalità dell’arto inferiore che, nella situazione iniziale, presentava algie diffuse e impotenza funzionale. Inoltre è migliorata notevolmente la postura e la sintomatologia dolorosa a livello lombare.

Attraverso tecniche specifiche di intervento sulla mobilizzazione delle strutture connettivali ( cheloidi, retrazioni fasciali, densificazione muscolare, ecc.) si è reso possibile agevolare la mobilità del tronco, e della zona dorso-lombare.

Questo lavoro originale sul trattamento riabilitativo delle cicatrici retraenti post chirurgiche è stato condotto seguendo lo spirito della ricerca di modalità innovative per migliorare l’iter riabilitativo ed ottimizzare i tempi, sempre nel rispetto delle condizioni del paziente.

 

f)    bibliografia e sitografia

  • R. Bellia – Generalità sull’applicazione del taping kinesiologico –  Bergamo 2008
  • R. Bellia –  Traumatologia nel pattinaggio a rotelle corsa: utilizzo dell’InterX e del taping kinesiologico nei piccoli traumi da sport. – Bergamo 2008 –
  • Rosario Bellia – Il taping kinesiologico: un metodo molto efficace anche nel pattinaggio a rotelle specialita’ corsa.         di. 2006
  • Rosario Bellia  – La sindrome del compartimento anteriore della gamba, un male che affligge tanti pattinatori.-
  • Rosario Bellia  – Trattamento riabilitativo dopo trasposizione del tendine rotuleo secondo Fulkerson – .-    2009

 

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 R. Bellia – F. Selva Sarzo “ Il taping kinesiologico nella traumatologia sportiva – manuale pratico di applicazione “ ed. Alea Milano –  marzo 2011

R. Bellia  “ Taping kinesiologico Metodo Koreano – manuale pratico di applicazione nello sport Moderno  “ ed. Alea Milano –  maggio 2012.