Achilles tendinitis of the runner and the synthetic SILK Tape
La tendinite d’Achille del podista e il synthetic SETA Tape 

Presentazione del nastro elastico innovativo “Synthetic SETA tape ” per supportare la fase di recupero durante la tendinopatia achillea, con la modalità applicativa Powerful taping bellia System (PTBS)       

Tra i diversi tendini dell’apparato muscolo-scheletrico, il tendine d’Achille è di gran lunga la struttura più interessata da patologie infiammatorie e degenerative. Fredericson (1) cita un’incidenza della tendinopatia achillea che varia tra il 6,5 e l’11 % delle lesioni tra i corridori. Anche Novacheck (2), citando uno studio effettuato su 180 marciatori da James and Jones (1990), riferisce una presenza percentuale della tendinite achillea pari all’11% delle lesioni. McCrory et al. (3) affermano che le lesioni a carico del tendine d’Achille rappresentano il 5-18% dei disturbi totali legati alla corsa, divenendo così la sindrome più frequente da overuse dell’arto inferiore. Relativamente alla rottura del tendine d’Achille Lanzetta (4,5) riferisce che si verifica, di solito, nei soggetti maschi tra i 25 e i 50 anni, che praticano attività ludico-sportiva. Inoltre nel 90% dei casi la rottura tendinea è la conseguenza di una brusca contrazione muscolare associata ad un allungamento del complesso muscolo-tendineo.

I tendini rappresentano la componente più forte dell’unità muscolo-tendinea ed il loro scopo principale è quello di trasmettere le forze generate dal muscolo alle leve ossee.

tendineachille     images (1)

Relativamente al tendine d’Achille va ricordato che esso è il più largo e forte tendine del corpo umano. Si calcola che sia in grado di sopportare carichi che possono arrivare a 300 kg; in altri termini, questo significa che il tendine d’Achille durante la corsa viene caricato di un valore pari almeno 6 – 8 volte il peso corporeo. Non va dimenticato inoltre che il tricipite ha un vettore di forza che, oltre a provocare la flessione plantare, induce anche una supinazione del piede a causa della sua inserzione centro-mediale sul calcagno e alla rotazione delle sue fibre.

Il tricipite surale è considerato il maggior supinatore e stabilizzatore del retropiede, inoltre durante il cammino si attiva soprattutto nella parte centrale della fase di appoggio per controllare l’avanzamento della tibia sul tarso (8). Il complesso gastrocnemio-soleo rappresenta i quattro quinti del volume della gamba e questa sua consistenza si traduce, in termini funzionali, in una capacità di ammortizzare gli shock sia a livello tendineo che muscolare.  L’unità muscolo-tendinea attraversa tre articolazioni (ginocchio, caviglia, sottoastragalica) predisponendosi così ad un’alta incidenza di lesioni.

Da un punto di vista posturale l’asse del tendine d’Achille crea con la verticale un angolo che va da 1° a 5° di inversione (9). L’osservazione clinica di questo angolo spesso viene effettuata per avere un’indicazione della posizione della tibio-tarsica e della sottoastragalica.

Per tendinite semplicemente si definisce l’infiammazione di un tendine. L’infiammazione è la risposta naturale del corpo ad un infortunio o ad una malattia, e spesso provoca gonfiore, dolore, o irritazione. Ci sono due tipi di tendinite dell’Achille, in base a quale parte del tendine è infiammato.

tendinopatia achillea

tendinopatia achillea

Tendinite non inserzionale dell’Achille

La tendinite non-inserzionale dell’Achille si verifica quando le fibre nella porzione centrale del tendine hanno cominciato a rompersi mediante piccoli strappi, a gonfiarsi e ad addensarsi. La tendinite della porzione centrale del tendine colpisce più frequentemente i giovani e le persone attive.

Tendinite Inserzionale dell’Achille

La tendinite inserzionale dell’Achille, invece, coinvolge la parte inferiore del tendine, dove esso si inserisce al calcagno. In entrambi i tipi di tendinite, le fibre tendinee danneggiate possono anche calcificare (indurirsi) e spesso si formano speroni ossei (crescita extra di osso). La tendinite inserzionale può avvenire in qualsiasi momento e anche in pazienti che non sono particolarmente attivi.

images (1)  corsa-running  images (3)

I tessuti si danneggiano per via delle sollecitazioni a cui vengono sottoposti

 

Le sollecitazioni meccaniche che eccedono le capacità funzionali delle strutture anatomiche possono determinare uno stato infiammatorio che, se protratto nel tempo, può generare danni tissutali proporzionali agli effetti dei “carichi” subiti (Ryan Kendrick)

 

I tenociti controllano, nelle strutture tendinee, la proliferazione propria, la differenziazione cellulare e la genesi di collegane mediante la codificazione e secrezione di proteine ad azione specifica quali il trasforming growth-factor beta – TGF – β (fattore di crescita trasformante), e l’insuline-like growth factor – IGF (fattore di crescita insulino-simile) (Christopher Kaeding); ne consegue che da essi dipendono l’accrescimento delle fibre tendinee e la correlata capacità di carico funzionale. Quest’ultima può facilmente essere supportata e modificata dall’uso del nastro che può, soprattutto in ambito atletico migliorare significativamente le prestazioni sportive e la loro ripresa a seguito di traumi.

La maggior parte delle disfunzioni che riscontriamo sono provocate dal “sovraccarico funzionale”: la tecnica “Powerful taping Bellia System” realizzata con il nastro “synthetic SETA” serve a dissipare parte delle forze meccaniche a cui sono sottoposte le strutture durante il movimento.

L’applicazione del bendaggio è in grado di influenzare vantaggiosamente la biomeccanica articolare senza impattare la resa finale del movimento. Tale funzione è particolarmente utile in ambito atletico.

 

Generalità sul nastro innovativo in SETA sintetica:

“synthetic SETA tape” 

Il synthetic SETA tape nasce dalla sinergia sviluppatasi tra la casa produttrice tedesca asiamed e il Bellia method. Tale prodotto si mostra specificamente idoneo in ambito biomeccanico poichè consente, grazie alle sue caratteristiche strutturali, una stabilizzazione funzionale dinamica e/o articolare graduata e variabilmente combinata.

La sua natura costitutiva in rayon e la stabile adesività conferita dalla colla ipoallergica, consentono una sovrapposizione “multiplanare” e una stabilizzazione tanto distribuita quanto progressiva, che non si potrebbe realizzare con il nastro di cotone o nylon perché si “sfoglierebbe”. Questa versatilità rende il synthetic SETA tape particolarmente adatto in ambito sportivo traumatologico oltre che in quello fisioterapico generale.

Il nastro in cotone rimane fondamentale nelle applicazioni del tape neuromuscolare con la modalità di modulazione del tono muscolare e dell’azione articolare. Il nastro in nylon per la specifica peculiarità dell’elasticità bidirezionale lo rende adatto alle applicazioni di drenaggio emo-linfatico e di decompressione tissutale.

Il SETA tape by Asiamed & Bellia System è il nastro che mancava per rendere completa la visione moderna di bendaggio elastico: drenante, stabilizzante articolare-muscolare e biomeccanica.

Caratteristiche del synthetic SETA tape 

  1. Trama del supporto in Rayon e consistenza: molto raffinata e regolare.
  2. Il nastro ha una elasticità longitudinale di circa il 65%.
  3. Punto di rottura: superiore al nastro in cotone.
  4. Elastomeri: gli elastomeri sono presenti in quantità buona e conferiscono ottima elasticità al nastro.
  5. Qualità del taglio: dopo il taglio la fibra non si “sfila”.
  6. Distribuzione della colla superficie: dopo la “messa in tensione” mantiene la sua distribuzione in modo regolare.
  7. Adesività: l’aderenza alla cute è buona e rimane tale anche a seguito di ripetuto contatto idrico. Il nastro può, per tal ragione, essere impiegato in modo multilaminare e consentire modalità applicative di stabilizzazione, come nel “stabilization Bellia taping system” – S – BTS
  8. Reazione all’acqua: il nastro assorbe l’acqua, si asciuga velocemente, ed ha una ottima resistenza nelle traiettorie semplici. Dopo essere stato bagnato mantiene una buona elasticità, senza “cedimenti”, come diversamente con il nastro in cotone.
  9. Reazione allergiche: nelle numerose prove effettuate non sono state rilevate reazioni allergiche.
  10. Formato: 5 cm.
  11. Colore: blu e bège
  12. Deformabilità dopo l’applicazione: la tenuta dopo l’applicazione dà un buon sostegno, se è usato singolarmente, mentre se è usato in “Powerful taping Bellia System(PTBS) può rappresentare un’ottima soluzione per le stabilizzazioni in maniera “graduata” di articolazioni, tendini e masse muscolari importanti. Buona l’efficacia applicativa per le tecniche di drenaggio emo-linfatico.

E.C.  Deformabilità dopo l’applicazione: la ridotta deformabilità consente di avere un duplice effetto nelle applicazioni a strati singoli si hanno effetti di supporto cinetico-funzionale dinamico e nelle applicazioni multi-laminari invece, si possono raggiungere effetti di stabilizzazione meccanica-articolare ad impatto gradualmente progressivo su masse muscolari, tendini ed articolazioni.

  1. Buona l’efficacia applicativa per le tecniche di drenaggio emo-linfatico.

Elasticità in sovrapposizione del SETA tape: prova eseguita su una lunghezza di cm. 20 di nastro

Numero strisce da 20 cm. Massimo allungamento Elasticità rilevata
                1        33 cm.          65%
                2        29 cm.          45%
                3        27 cm.          35%

Tecnica – “Powerful taping Bellia System” (PTBS)

Questa nuova modalità applicativa permette di variare la tensione di applicazione del nastro. La distribuzione a più strati, consente di supportare l’articolazione d’interesse in modo differenziato e multi-planare.

Fasi di preparazione del Powerful tape:

fase n. 3 sovrapposizione del terzo nastro

fase n. 3 sovrapposizione del terzo nastro

L’applicazione del bendaggio è in grado di influenzare vantaggiosamente la biomeccanica articolare senza impattare la resa finale del movimento. Tale funzione è particolarmente utile in ambito atletico.

Fasi di progettazione del bendaggio secondo il principio “bendare il movimento” Bellia System realizzando la tecnica “PTBS

  • Analisi biomeccanica del movimento
  • Identificazione delle strutture affette da sovraccarico funzionale
  • Applicazione del nastro a seguito di analisi funzionale biomeccanica volta a massimizzare e sostenere la finalità del gesto atletico
  • Decidere l’elasticità “riabilitativa” da realizzare seguendo le singole linee di forza articolare con la sovrapposizione del “synthetic SETA tape ”, come da schema riportato nella tabella delle prove di allungamento del nastro. Scelta della tensione applicativa multiplanare e sovrapposta
  • Il bendaggio darà la modificazione della dinamica articolare, quindi sarà verificata la confortevolezza e l’assenza di impedimenti ai movimenti multiplanari dopo il bendaggio.

Il PTBS permette di ridurre, con le sue proprietà elastiche di guida e contenimento dinamiche, le sollecitazioni patogenetiche da carico dell’artrokinematica articolare e, consente di agire efficacemente sul sistema propriocettivo neuromuscolare con effetti di controllo sul dolore e sulle varie fasi di accelerazione e decelerazione del movimento. Il nastro mostra inoltre nella modalità PTBS una elasticità che può essere regolarmente distribuita (elasticità riabilitativa), seguendo le linee di forza che danno origine a un sovraccarico funzionale (Ryan Kendrick).

I concetti metodologici espressi fanno riferimento alle tecnica innovativa nell’ambito del   Biomechanical Taping System® – Italy, introdotte dal prof. Bellia Rosario dopo molti anni di studi, esperienze lavorative e didattiche universitarie in Italia e all’estero nel rispetto del principio guida: “bendare il movimento”.

Schema riassuntivo delle applicazioni:

Tecniche applicative Caratteristiche Modalità applicative Campi di applicazione
 Applicazioni biomeccaniche Le tecniche seguono i vettori delle forze angolari delle articolazioni e dei muscoli. Si potranno graduare delle singole direzioni di movimento con l’elasticità del poweful tape, in base agli obiettivi da raggiungere. Molto usato nello sport, in fase riabilitativa e di rientro agonistico.
Applicazioni muscolari analitiche Tali applicazioni supportano il muscolo lungo le linee di forza in fase di attivazione e di contrazione eccentrica. L’azione elastic recoil riduce la sollecitazione delle strutture interessate. Questa tecnica è indicata nella fase post riabilitativa di mantenimento e di prevenzione delle recidive.
 Applicazioni articolari analitiche Queste tecniche si utilizzano nei muscoli articolari affetti da disfunzione. L’elasticità del nastro favorisce il recupero dell’equilibrio arto cinematico. Tecnica indicata nella riprogrammazione neuromuscolare dell’articolazione a seguito di trauma.
Applicazioni analitiche sui tendini e legamenti Consentono la riduzione delle sollecitazioni tendinee e legamentose, nel rispetto delle linee di forza in fase di attivazione muscolare e di contrazione eccentrica. L’azione elastic recoil riduce la sollecitazione delle strutture legamentose e tendinee interessate. Questa tecnica è indicata in tutte le fasi del programma riabilitativo di mantenimento e nella prevenzione delle recidive.

 

“Nelle applicazioni sportive si consiglia di realizzare il bendaggio almeno un’ora prima della performance e se necessario, per migliorare la tenuta del nastro si consiglia di usare lo “spray pre-tape”.

Il taping kinesiologico viene usato in ambito sportivo: prima, durante e dopo il gesto atletico. Prima per preparare, per prevenire e dopo per defaticare. Inoltre aiutare l’organismo al recupero dei processi infiammatori e gli squilibri del tono muscolare, che danno origine a “retrazioni”, utilizzando tecniche specifiche.

L’innovativa tecnica del taping elastico si basa sulle naturali capacità di guarigione del corpo, stimolate dall’attivazione del sistema “neuro-muscolare” e “neuro-sensoriale”, secondo i nuovi concetti di Neuroscienza. Il metodo scaturisce dalla scienza della chinesiologia. Si tratta di una tecnica correttiva meccanica e/o sensoriale, che favorisce una migliore circolazione sanguigna e linfatica nell’area da trattare. Nella fase riabilitativa il neurotaping si applica per migliorare la circolazione sanguigna e linfatica; ridurre l’eccesso di calore e di sostanze chimiche presenti nei tessuti; ridurre l’infiammazione con azione sinergica alle terapie convenzionali.

Inoltre il taping kinesiologico mira ad azionare i sistemi analgesico endogeni; stimolare il sistema inibitore spinale e il sistema inibitore discendente; a correggere i problemi delle articolazioni, ridurre gli allineamenti imprecisi causati da spasmi e muscoli accorciati; normalizzare il tono del muscolo e l’anormalità di fascia delle articolazioni; migliorare la ROM. E’ utilizzato come completamento: in osteopatia, in chiropratica, nelle terapie manuali e nelle terapie fisiche.

Taping kinesiologico Bellia method – La tecnica di applicazione del nastro elastico, che affrontando in modo globale gli “squilibri” dell’organismo, cerca di ristabilire il corretto equilibrio funzionale, in una visione globale e tridimensionale del corpo – balance -.

sistema propriocettivo e carico podalico

sistema propriocettivo e carico podalico

ripartizione del carico podalico disfunzionale

ripartizione del carico podalico disfunzionale

Tutti gli organismi hanno una capacità innata (determinata geneticamente) di auto-regolazione che permette il raggiungimento di un equilibrio omeostatico e di una possibilità di auto-guarigione.

In risposta ad una aggressione esterna, il corpo inizia un processo di “riparazione-rimodellamento” attraverso la risposta infiammatoria.

La rottura del tendine d’Achille è caratteristica generalmente dei soggetti, sportivi e non, che negli anni hanno avuto molti episodi di tendipotapatia per ipersollecitazione funzionale.

Nello sportivo si manifesta a fine carriera a causa di alcuni fattori scatenanti:

Aumento di peso, scarsa idratazione (come dimostrato da uno studio giapponese), come causa iatrogena di cure antibiotiche, calzature non adeguate e quindi squilibrio nel carico podalico, intensificazione degli allenamenti dopo un periodo di riposo forzato, irrigidimento del tendine dopo trattamento infiltrativo cortisonico, ecc.

Eziopatogenesi della lesione

Le lesioni tendinee possono essere classificate, a seconda della loro eziologia, in traumatiche, microtraumatiche e su base dismetabolica e/o infiammatoria.

Le tendinopatie micro-traumatiche del tendine d’Achille sono anche definite lesioni da sovraccarico funzionale, in grado di determinare la patologia con un meccanismo diretto e uno indiretto. Questo tipo di lesioni può portare alla rottura del tendine d’Achille, che rappresenta comunque, l’episodio acuto conseguente ad un processo degenerativo (tendinosi) il quale  talvolta in modo quasi del tutto asintomatico, o preceduto e accompagnato da episodi di infiammazione dolorosa della guaina e coinvolgendo in maniera più o meno estesa la compagine tendinea, ne determina una diminuzione della resistenza meccanica, che può essere superata da un’improvvisa sollecitazione anche non eccessiva.

I fattori che possono provocare patologie da sovraccarico nei tendini (e in molti casi anche nei muscoli), del collo piede e del piede si possono genericamente dividere in intrinseci ed estrinseci ed agiscono in percentuale variabile da soggetto a soggetto.

Per quanto riguarda i fattori intrinseci sono essenzialmente:

  1. a)  la variabilità anatomica, con conseguente alterazione più o meno marcata della normale biomeccanica del cammino o del gesto atletico, il che sottopone il collo piede e piede ad uno stress anormale;
  2. b)  le malattie dismetaboliche, che possono favorire reazioni flogistiche locali, nonché provocare l’alterazione della composizione del normale tessuto tendineo fino a determinare un più precoce invecchiamento;
  3. c)  ultimo fattore, ma non meno importante, l’età dell’individuo e gli anni di attività agonistica.

pronazione-icon

Infatti, l’invecchiamento del tessuto tendineo provoca un rallentamento metabolico del collagene tissutale con una diminuzione graduale del rapporto cellule-matrice a favore di quest’ultima, una diminuzione del contenuto idrico delle fibre elastiche, dei proteoglicani e glicoproteine. Scompare inoltre la linea blu, presente a livello giunzionale osteo-tendineo, che svolge un’importante azione modulatrice ed ammortizzante nei confronti delle sollecitazioni meccaniche.

Per quanto riguarda l’alterazione della biomeccanica, uno dei problemi principali è l’iperpronazione del collo piede e del piede durante la corsa, che ha un’azione di frustata, come la corda di un arco, sul tendine d’Achille, con conseguente alta frequenza di tendiniti.

Per quanto riguarda i fattori estrinseci, essi diventano spesso determinanti nell’instaurazione della tendinopatia da sovraccarico al collo piede e piede.

Si distinguono principalmente tre fattori:

1)                l’allenamento incongruo

2)                i terreni di gara o di allenamento

3)                la calzatura

Da studi recenti, effettuati su osservazioni di Cummins, Christensen ha elaborato la teoria delle variazioni anatomiche individuali, secondo cui le fibre dell’achilleo provenienti rispettivamente dal gastrocnemio e dal soleo, man mano che discendono verso il calcagno subiscono un certo grado di rotazione reciproca, di entità variabile nei diversi soggetti. Secondo Christensen, durante determinati movimenti, quali si verificano tipicamente nella corsa e nel salto, si può verificare una sorta di sfregamento a sega tra i due gruppi di fibre, in relazione alle variazioni individuali del grado di torsione reciproca di queste ultime, e alla mancanza di una perfetta coordinazione muscolare, come si verifica più facilmente in condizioni di scarso allenamento. In realtà, la possibilità di un danneggiamento reciproco delle fibre tendinee non è stata mai dimostrata, restando soltanto un’ipotesi suggestiva tesa a valorizzare il peso dei fattori individuali nella genesi della rottura.

Il ruolo etiologico svolto dalla cosiddetta “tendinite” sembra essere meno diretto di quanto si sia ritenuto in passato e di quanto lascerebbe supporre la frequenza relativamente elevata, circa il 30%, con cui questa affezione compare nell’anamnesi dei soggetti che vanno incontro ad una rottura dell’achilleo.

Diverse sono le classificazioni proposte per definire i disordini del tendine d’Achille. In particolare, nelle lesioni da ipersollecitazione funzionale (overuse) si distinguono tre stadi:

  1. a)    la peritendinite (o infiammazione del paratenone)
  2. b)    la tendinosi, che comporta cambiamenti degenerativi dentro il tendine e può coesistere o no con la peritendinite e infine, se il processo fisiopatologico continua
  3. c)     la rottura parziale o totale del tendine.

Subotnick (11) distingue le seguenti condizioni patologiche a carico del tendine d’Achille: stiramenti della giunzione teno-muscolare mediale e laterale, paratenonite achillea, tendinosi achillea (rottura o degenerazione centrale del tendine) e tendinite teno-periostea con o senza calcinosi. Altri autori sostengono l’esistenza di un quadro di infiammazione post-traumatica all’interno del tessuto tendineo (tendinite). Cyriax (12,13) distingue quattro sedi principali di lesione: l’inserzione teno-periostea, le parti laterali del corpo tendineo e la parte anteriore del tendine. Rispetto alle diverse realtà patologiche prospettate B.A.M. Van Wingerden (14) sostiene che non è sempre facile riconoscerle attraverso l’esame clinico e che l’unico sistema per essere certi delle caratteristiche del danno è l’ispezione chirurgica o in alcuni casi la RMN.

ripartizione dei carichi in base alla biomeccanica articolare del piede

ripartizione dei carichi in base alla biomeccanica articolare del piede

Il processo degenerativo può essere asintomatico e se si sviluppa in assenza di paratenonite, può sfociare in una rottura parziale o totale senza alcun segno prodromico.

Alcuni autori sostengono che tra i 2-6 cm. sopra l’inserzione tenoperiostea vi sia una zona di ipovascolarizzazione tendinea, che predisporrebbe il tendine alla rottura. A tal riguardo, però, Fredericson (1) cita uno studio di Amstron e Westlin (1994), dal quale è emerso che nei tendini sintomatici c’è un aumento del flusso sanguigno (sia a riposo che durante una sollecitazione fisica), rispetto ai gruppi di controllo sani e ai tendini controlaterali asintomatici.

I pazienti affetti da tendinopatia achillea riferiscono di solito un sintomatologia algica tra i 2-6 cm. sopra l’inserzione calcaneare; i sintomi si possono presentare come rigidità mattutina o all’inizio della corsa, dolore durante il cammino o addirittura dolore severo che impedisce la corsa. Un’anamnesi di dolore improvviso, forte e disabilitante nella regione tendinea depone a favore di una rottura.

Per quel che concerne la rigidità del tendine d’Achille Kibler et al. (15) affermano che essa è un fattore predisponente alla fascite plantare. Questi autori ricordano che un tendine d’Achille rigido limita la dorsi-flessione della caviglia; se durante la fase che precede lo stacco delle dita, il tendine non si lascia stirare, si verifica una pronazione anomala, in grado di provocare una sollecitazione eccessiva della fascia plantare.

In ambito eziologico, si pensa che i carichi ripetuti, eccedenti le capacità intrinseche di riparazione del tendine, generino le infiammazioni a carico della struttura, mentre i carichi improvvisi causerebbero la rottura del tendine.  Soma et al. (16) attribuiscono le cause dei disturbi tendinei a fattori intrinseci ed estrinseci. I fattori intrinseci includono un improvviso aumento della durata, intensità o frequenza della corsa, in grado di determinare un’infiammazione da overuse. I fattori estrinseci riguardano le scarpe sportive, ad esempio quelle con uno scarso cuscinetto sotto-calcaneare, o con dei contrafforti retrocalcaneari che non stabilizzano adeguatamente il retropiede. Secondo Neely F.G., (17) ci sono delle evidenze che indicano che un piede eccessivamente pronato o supinato, una limitazione della dorsi flessione di caviglia, una limitazione del range di eversione dell’anca, un’eccessiva lassità legamentosa, una dismetria tra gli a.a.i.i. e un aumento dell’angolo Q sono un significativo fattore di rischio per le lesioni dell’arto inferiore correlate all’attività fisica (e quindi anche per la tendinite achillea).

Reid (18) considera gli errori d’allenamento, l’allineamento anatomico viziato (calcagno varo compensato da un’iperpronazione dell’avampiede), la rigidità del tricipite e le scarpe inadeguate i principali fattori predisponenti la tendinopatia achillea.

Anche secondo Subotnick (11) quando ci sono dei sovraccarichi ripetuti in pronazione si lede la parte mediale del tendine, mentre in caso di supinazione eccessiva del piede, il danno si riscontra più probabilmente in sede laterale.

Alcuni autori affermano che per prevenire la tendinite achillea è importante analizzare il controllo del retropiede. Infatti un aumento dell’angolo di “touch down” si traduce in una iperpronazione compensativa che va a scompaginare la normale fase di pronazione: gli autori credono che tutto ciò provochi una esagerata torsione a carico del tendine achilleo.

disfunzioni di carico podalico

disfunzioni di carico podalico

pronazione del piede

pronazione del piede

Protocollo riabilitativo

Da un punto di vista clinico le modalità di trattamento della tendinopatia achillea dipendono dallo stadio evolutivo della patologia. Possiamo distinguere tre stadi evolutivi (7):

  • Fase infiammatoria (0-6 giorni)
  • Fase proliferativa (o di riparazione) (5-21 giorni)
  • Fase di rimodellamento (o di maturazione) (da 20 giorni in poi)
  1. a) Nella fase infiammatoria gli obiettivi terapeutici da perseguire sono:

1)  limitare l’infiammazione e quindi l’edema

2)  diminuire il dolore

3) evitare ulteriori danni al tessuto tendineo

4) correggere le anomalie biomeccaniche che sovraccaricano il tendine

5)  mantenere la capacità cardio-respiratoria (nello sportivo).

Per evitare un eccessivo prolungarsi del processo infiammatorio, il mezzo principale è il ghiaccio, utilizzando un panno di protezione per evitare un contatto diretto con la cute (applicazioni ripetute durante il giorno per 15-20 minuti). Per diminuire il dolore e per evitare ulteriori sovraccarichi al tendine è importante che il paziente diminuisca la sua attività fisica tenga il tendine a riposo. Da un punto di vista medico, in questa fase, vengono solitamente somministrati degli antinfiammatori per ridurre il dolore e l’infiammazione. Diversi autori (19, 24, 1, 34) consigliano un’ortesi correttiva in presenza di difetti biomeccanici (eccessiva pronazione o supinazione) e un rialzo sotto il calcagno (1-2 cm) per diminuire la tensione di elongazione sul tendine.

pronazione del piede

pronazione del piede

Alcuni autori (12, 13, 34, 35) propongano l’utilizzo del massaggio trasverso profondo fin dalle prime fasi post-traumatiche, Van Wingerden (14)  ritiene che tale terapia è controindicata in questa fase. Attualmente infatti non ci sono ancora evidenze in letteratura sull’utilità del MTP e, considerando le caratteristiche del processo infiammatorio, si può facilmente supporre che sollecitare ulteriormente un tessuto appena traumatizzato significherebbe interferire col processo di guarigione.

  1. b)  Nella fase proliferativa (o di riparazione) gli obiettivi terapeutici da raggiungere sono:

1)  prevenire la formazione di aderenze

2)  prevenire l’atrofia a carico dei muscoli e le limitazioni articolari

3)  diminuire l’infiammazione, l’edema e il dolore residuo

In questa fase, si devono introdurre gradualmente sollecitazioni di carico al tendine. In questo modo si favorisce la formazione di collagene, si incrementa la dimensione delle fibrille migliorando inoltre il loro allineamento (36, 37); quindi, in ultima analisi, l’esercizio terapeutico introdotto gradualmente incrementa la forza di tensione del tendine. In questa fase la mobilizzazione attiva, lo stretching e l’MTP, prevengono la formazione di aderenze e consentono un allineamento funzionale del neo tessuto riparativo. Anche il dolore e l’edema vengono influenzati favorevolmente dall’esercizio, a patto che le sollecitazioni meccaniche non vadano a ritraumatizzare la zona lesa.

  1. c)    Nella fase di rimodellamento (o di maturazione) gli obiettivi terapeutici sono:

1)     Ottimizzare la guarigione del tendine (forza di tensione, elasticità, scivolamento fra i piani tissutali).

Questo scopo è raggiunto incrementando gradualmente i carichi meccanici sul tendine (stretching, lavoro isometrico, concentrico ed eccentrico).

Poiché gli esercizi eccentrici sottopongono al massimo carico le strutture tendinee e hanno dimostrato un’efficacia clinica (19, 7, 25, 26, 24, 46), è importante introdurli nel trattamento delle tendinite appena possibile.

2)      Ridurre eventuali fattori predisponenti.

I difetti biomeccanici del piede devono essere corretti con un’adeguata ortesi; a questi inoltre, può essere associata anche un’insufficienza muscolare del tricipite (19, 40) che viene risolta con un lavoro di rinforzo muscolare a carichi crescenti. E’ bene sempre controllare che l’escursione articolare della tibio-tarsica e della sottoastragalica siano complete.

3)     Educare il paziente ad evitare sovraccarichi, in particolare se si tratta di uno sportivo.

E’ fondamentale prima di affrontare la ripresa dell’attività sportiva, istruire il paziente sul tipo di terreno idoneo (evitare la corsa in collina, sul terreno irregolare o duro) e sulla scelta della calzatura appropriata. Infine il paziente deve essere educato a svolgere un adeguato riscaldamento prima degli allenamenti.

Tecnica applicativa del taping kinesiologico:

I concetti metodologici espressi di seguito fanno riferimento alle tecnica innovativa nell’ambito del   Biomechanical Taping System® – Italy, introdotte dal prof. Bellia Rosario dopo molti anni di studi, esperienze lavorative e didattiche universitarie in Italia e all’estero nel rispetto del principio guida: “bendare il movimento”.

pronazione disfunzionale del piede

pronazione disfunzionale del piede

Powerful taping kinesiobellia - stabilizzazione biomeccanica della tibio-tarsica

Powerful taping Bellia – stabilizzazione biomeccanica della tibio-tarsica

Il Powerful Taping Bellia (PTB) permette di ridurre, con le sue proprietà elastiche di guida e contenimento dinamiche, le sollecitazioni patogenetiche da carico dell’artrokinematica articolare e, consente di agire efficacemente sul sistema propriocettivo neuromuscolare con effetti di controllo sul dolore e sulle varie fasi di accelerazione e decelerazione del movimento. Il nastro mostra inoltre nella modalità PTBS una elasticità che può essere regolarmente distribuita (elasticità riabilitativa), seguendo le linee di forza che danno origine a un sovraccarico funzionale.

La Correzione dei tendini e dei legamenti.

In tutta la fase di rieducazione si ricorre all’applicazione del taping kinesiologico per stimolare la zona del tendine in modo riparativo e di sostegno utilizzando applicazioni con tensioni del 50 – 75 % dell’elasticità del nastro. La pressione creata dal tape sulla zona tendinea stimola i meccanocettori in modo simile a quello fisiologico supportando in maniera sinergica il processo riparativo fisiologico.

Le applicazioni si faranno in posizione funzionale.

Le tecniche per il tendine utilizzate sono due:

  1. Si applica il nastro tagliato ad I con tensione iniziale a 0 dopo tenendo la base si applica una tensione 50 -75 % e poi la parte finale del nastro a 0% di tensione;
  2. Applicare il nastro dal centro del tendine con tensione correttiva mentre si esegue il movimento (flessione plantare del piede).

       

Le applicazioni sui tendini seguono una regola precisa: quando si passa sui ventri muscolari la tensione del nastro da 75% passa a 25 -50% (Tendine d’Achille). Questa modulazione della tensione del nastro permette una sollecitazione adeguata del muscolo, ma senza influire a livelli della circolazione emo-linfatica.

  

Prevenzione

  1. a)            variare i percorsi e le superfici d’allenamento
  2. b)            non sottovalutare anche un lieve sintomo al tendine d’Achille
  3. c)            scegliere con la massima cura e precisione le calzature, e quando si cambia marca: usare la nuova scarpa gradualmente nel tempo e non subito per tutto l’allenamento
  4. d)            fare almeno una volta all’anno una barostabilometria per valutare la simmetria di carico podalico
  5. e)            dopo un periodo di riposo o dopo rientro per infortunio, aumentare in modo graduale il carico allenante
  6. f)            dopo un infortunio agli arti inferiori avere molta cura alla tecnica di corsa per evitare asimmetrie di carico
  7. g)            se siete reduci da cure antibiotiche tenere presente che queste sostanze possono favorire le tendiniti (studio giapponese ed americano)
  8. h)            curare in modo scrupoloso l’idratazione generale specie durante il periodo agonistico, lo scorrimento del tendine dentro la guaina è fisiologico se l’idratazione è adeguata
  9. i)             il taping kinesiologico è un valido aiuto sia in fase agonistica che riabilitativa
  10. j)             eseguire in modo regolare dopo ogni seduta d’allenamento lo stretching specifico
  11. k)            sottoporsi a sedute di massaggio defaticante periodiche nel periodo agonistico o di carico
  12. l)             fare dei pediluvi con preparati decongestionanti adatti
  13. m)          ai primi sintomi: impacchi di argilla verde ventilata o flogogestina grigia e rialzo calcaneare.

Conclusioni

La lesione del tendine d’Achille, che in passato era un evento molto raro, negli ultimi decenni è divenuta di osservazione sempre più frequente. La causa di questo aumento di casi sembra essere dovuta alla diffusione dello sport ad un più largo strato di popolazione.

Questa lesione viene riscontrata più frequentemente in soggetti di sesso maschile con età compresa tra i 30 e i 60 anni.

La lesione dell’achilleo si può classificare, a seconda della sua eziologia, in traumatica, microtraumatica e dismetabolica e/o infiammatoria.

Le modalità dell’evento lesivo generalmente constano in una brusca contrazione muscolare associata ad un allungamento dell’unità muscolo-tendinea.

Le possibili cause che portano all’insorgenza della patologia da sovraccarico sono riconducibili a determinati fattori intrinseci, come la variabilità anatomica, malattie dismetaboliche, età dell’individuo, anni di attività agonistica, e a fattori estrinseci, come l’allenamento incongruo, i terreni da gara e le calzature.

Lo stimolo meccanico, per quanto ripetitivo ed intenso, non è da solo sufficiente a spiegare l’insorgenza della patologia da sovraccarico.

prima fase di applicazione del Powerful taping kinesiobellia System con il synthetic SETA tape by asiamed & kinesiobellia

prima fase di applicazione del Powerful taping kinesiobellia System con il synthetic SETA tape by Bellia

seconda fase di applicazione del Powerful taping kinesiobellia System con il synthetic SETA tape by asiamed & kinesiobellia

seconda fase di applicazione del Powerful taping kinesiobellia System con il synthetic SETA  by  Bellia

prima fase di applicazione del Powerful taping Bellia System con il synthetic SETA tape

 

fase di preparazione del Powerful taping kinesiobellia System con lo spray pre tape ed utilizzo del synthetic SETA tape asiamed & kinesiobellia

fase di preparazione del Powerful taping kinesiobellia System con lo spray pre tape ed utilizzo del synthetic SETA tape

La letteratura internazionale suggerisce l’utilizzo di un approccio chinesiterapico nella tendinopatia achillea. Se la terapia fisica strumentale può trovare alcune indicazioni nella fase infiammatoria per il controllo del dolore e dell’infiammazione, nelle fasi successive va privilegiato un intervento chinesiterapico (stretching ed esercizi) e manuale (MTP) per promuovere la formazione di un tessuto cicatriziale funzionale e per favorire un rimodellamento del tessuto tendineo adeguato agli enormi carichi meccanici che questo deve sopportare. L’utilizzo del taping kinesiologico® per stabilizzare il tendine d’Achille durante le varie fasi del progetto rieducativo è un valido aiuto, che oltre a salvaguardare dall’eccessivo carico funzionale può modulare il tono muscolare del tricipite surale avendo un’ottima azione sinergica nel recupero fisiologico. La tecnica applicativa del Powerful Taping Bellia System (PTK) realizzando un “forte nastro” con elasticità graduabile, ci permette di realizzare un bendaggio con “elasticità riabilitativa” specifica per ogni singola esigenza dei nostri pazienti.

La visione innovativa del bendaggio elastico proposto, ha il chiaro significato “evolutivo” di questo “metodo koreano” nell’ambito del taping kinesiologico, che rimane l’indicazione specifica per i traumi diretti durante la fase acuta e post-operatoria, come è stato ampiamente presentato nel libro:

  1. Bellia – F. Selva  – “ Il taping kinesiologico nella traumatologia sportiva – manuale pratico di applicazione “ ed. Alea Milano – 2011.

Bibliografia:

  1. FREDERICSON M. Common injuries in runners, diagnosis, rehabilitation and prevention. Sports Medicine 21 (1): 49-72; jan 1996.
    2. NOVACHECK T.F. Running Injuries: a biomechanical approach. J.Bone.J.Surg. Vol. 80-A; n° 8, august 1998.
    3. MC CRORY J.L., MARTIN D.F., LOWERY R.B., ET AL. Etiologic factors associated with Achilles tendonitis in runners. Med Sci Sports Exerc. Vol. 31, n° 10 pp. 1374-1381, 1999.
    4. LANZETTA A. Malattie ortopediche dell’apparato locomotore. . Ed. Masson Milano 1996.
    5. LANZETTA A. Manuale di traumatologia dell’apparato locomotore. Masson ed. Milano 1992. 11
    6. CULAV E.M., CLARK C.H., MERRILEES M.J. Connective Tissues: matrix composition and its relevance to Physical Therapy. Phys Ther. Vol. 79: 308-319; 1999.
    7. HAWARY R.E., STANISH W.D., CURWIN S.L. Rehabilitation of tendon Injuries in sport. Sports Med. 24 (5): 347-358; nov 1997.
    8. BOCCARDI S. ET AL. I muscoli – Arto inferiore Vol. II. Masson ed. Milano 1991.
    9. GARBALOSA JC, MCCLURE MH, CATLIN PA. The frontal plane relationship of the forefoot to the rearfoot in an asymptomatic population. J Orthop Sports Phys Ther 20: 200-6;1994.
    10. BERNABEO R.A., PONTIERI G.M., SCARANO G.B. Elementi di storia della medicina. Piccin ed. Padova 1993.
    11. SUBOTNICK S.I. Sports medicine of the lower extremity. 2° ediz. Churchill Livingstone U.S.A. 1999.
    12. CYRIAX J. Textbook of Orthopaedic Medicine. Vol. I-II – Bailliere Tindall 1982 & 1984.
    13. CYRIAX JH. Manuale illustrato di medicina ortopedica:Cyriax’s. 2° ediz. Piccin Ed., Padova.
    14. VAN WINGERDEN B.A.M. Connective tissue in rehabilitation. Scipro Verlag Vaduz Liechtenstein, 1995.
    15. KIBLER W.B., GOLDBERG C., CHANDLER T.J. Functional biomechanical deficits un running athletes with plantar fasciitis. Am J Sports Med 19: 66-71, 1991.
    16. SOMA C.A. e MANDELBAUM B.R. Achilles tendon disorder. Clinics in Sports med. 13:811-823; 1994.
    17. NEELY F.G. Biomechanical risk factors for exercise-related lower limb injuries. Sports Med. 26 (6): 395-413; dec 1998.
    18. REID D.C. Sports injury assessment and rehabilitation. Churchill Livingstone U.S.A. 1992.
    19. CLEMENT D.B. ET AL. Achilles tendinitis and peritendinitis: etiology and treatment. Am.J.Sports Med. 12:179-184; 1984.
    20. KAUFMAN K.R. ET AL. The effect of foot structure and range of motion on musculoskeletal overuse injuries. Am J Sports Med. Vol. 27, n°5; 1999.
    21. AKESON W.H., AMIEL D., ABEL MF. ET AL. Effects of immobilization on joints. Clin Orthop Rel Res. 219, 1987.
    22. AREM J., MADDEN J. Effects of stress on healing wounds: intermittent non cyclical tension. Journal of surgical research 20, 1976.
    23. STANISH W.D. ET AL. Eccentric exercise in Chronic tendinitis. Clin. Orthop. Rel. Research n° 208, July 1986.
    24. ANGERMANN P., HOVGAARD D. Chronic Achilles tendinopathy in athletic individuals: results of nonsurgical treatment. Foot & Ankle International Vol. 20, n° 5; may 1999.
  2. ALFREDSON H., PIETILÄ T. Heavy-load eccentric calf muscle training for the treatment of chronic achilles tendinosis. Am J sports Med Vol. 26, n° 3, 1998.
    26. ALFREDSON H. ET AL. Bone mass in the calcaneus after heavy loaded eccentric calf-muscle training in recreational athletes with chronic achilles tendinosis. Calcified Tissue International 64: 450-455; 1999.
    27. KIBLER W.B., CHANDLER T.J., PACE B.K. Principles of rehabilitation after chronic tendon injuries.Clinics in Sports Medicine Vol. 11, n° 3; july 1992.
    28. FYFE I., ET AL.The use of eccentric training and stretching in the treatment and prevention of tendon injuries. Clinics in Sports Medicine Vol.11, n° 3; july 1992
    29. O’BRIEN M. Functional anatomy and physiology of tendons. Clin. Sports Med. 11: 505-520, 1992.
    30. GEHLSEN M.G., ET AL. Fibroblast responses to variation in soft tissue mobilization pressure. Med. Sci. Sports Exerc. Vol. 31, n° 4, pp. 531-535, 1999.
    31. DAVIDSON G.J. ET AL. Rat tendon morphologic and functional changes resulting from soft tissue mobilization. Med. Sci. Sports Exerc. Vol. 29, n°3, pp. 313-319, 1997.
    32. DAVIS K.E., COOPER J., GARBALOSA J.C. Physical Therapy. In: Donatelli R.A. “The biomechanics of the foot and ankle”Cap. 11, 280-323. 2° ediz. F.A. Davis Company, Philadelphia, 1996.
    33. MC POIL T.G., HUNT G.C. Evaluation and management of foot and ankle disorders: present problems and future directions. JOSPT Vol.21, n° 6, June 1995.
    34. RIDULFO G. Le lesioni nell’atleta. Ghedini editore, Milano 1990.
    35. OMBREGT L. ET AL. A system of orthopaedic medicine Saunders, 1995.
    36. KETCHUM L.D. Primary tendon healing: a review. J.Hand Surg. 2:428-435; 1977.
    37. CARLSTEDT C.A. Mechanical and chemical factors in tendon healing. Acta Orth.Scand. Suppl. 224,58:11-33; 1987.
    38. REMSTROM P., JOHNSON R.J. Overuse injuries in sports: a review. Sports Med. Vol.2, 316-333; 1985.
    39. MAITLAND G.D. Peripheral Manipulation. 3rd Ed. Butterworth-Heinemann, Oxford 1991.
    40. ALFREDSON H., PIETILÄ T. ET AL. Chronic achilles tendinitis and calf muscle strength. Am J Sports Med Vol. 24, n° 6, 1996.
    41. KALTENBORN F.M. Manual mobilization of the estremity joints. 4° ediz. Olaf Norlis Bokhandel, Oslo Norway, 1989.
    42. MULLIGAN B.R. Manual Therapy NAGS, SNAGS, PRP ect.. Third Edition. Plana View Sevice Wellington, New Zeland, 1995.
    43. SOUCHARD PH. Basi del metodo di Rieducazione Posturale Globale – Il Campo Chiuso. Ed Marrapese, Roma 1994.
  3. – Ryan Kendrick  – http://www.dynamictape.com/what-dynamic-tape
  4. Christopher Kaeding first to use plastic meniscus implant in FDA clinical trial –  Christopher Kaeding
    <p style=”display: none;”><cite><a href=”http://www.my-personaltrainer.it/traumatologia-ortopedia/tendine-achille-podista-taping4.html”>Sindrome del tendine d’Achille del podista – Conclusioni e Bibliografia</a></cite> da http://www.my-personaltrainer.it/traumatologia-ortopedia/tendine-achille-podista-taping4.html</p>

                                                                                      Taping Bellia System –  Italy

                                                                                          Prof. Rosario Bellia

                                                                                             fisioterapista

Presidente Associazione Italiana Taping Kinesiologico

belliarosario@virgilio.it   – http://tapingbellia.com/

 

Taping Bellia System Italy
Prof. Rosario Bellia
fisioterapista
Presidente Associazione Italiana Taping Kinesiologico
belliarosario@virgilio.it   – http://tapingbellia.com/